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martedì 9 marzo 2010

My good good friend...

Scusate l'assenza, dopo che sono tornato da Milano sono stato preso di mira da molti impegni e ultimamente anche da un influenza maledetta che ha ridotto le mie capacità cerebrali ad un lumicino,e quindi mi ritrovo ad aggiornare solo ora.

Che dire, parlo del concerto che ho visto, parlo di come l'interpretazione possa ingannare una vecchietta chiamata costituzione?
Forse è meglio parlare del concerto...

Mi recai a Milano nel lontano 22 Febbraio 2010 per andare a vedere un bel concerto, senza un minimo di preparazione (trovando il biglietto due settimane prima), di tale Dave Matthews Band. Devo dire che in tutti questi anni ho sempre guardato con sospetto questo gruppo, li giudicavo noiosi e ripetitivi, ma una volta entrato nelle mie corde è riuscito a diventare un gruppo che io amo chiamare scimmia, e mi sono accorto che in tutti questi anni sono stato un pochetto ignorante.
Infatti sono uno dei pochi gruppi esistenti che può permettersi di fare tutto, possono fare rock spinto come possono fare con tutta tranquillità jazz funky o anche country,senza comunque perdere il proprio timbro e rendendosi sempre riconoscibili.
Tutto ciò è stato prontamente dimostrato a Milano con tre ore di concerto (sono stati cattivi, leggende narrano di scaletta leggermente più lunga,non hanno eseguito un brano che generalmente fanno durare venti minuti, pazienza).
Il loro concerto è stato preceduto dall'esibizione del gruppo spalla, gli interessantissimi Alberta Cross (presentati per la nostra gioia direttamente da Dave), dei Coldplay un po' meno effeminati con un chitarre distorte zozze e voce sgraziata, ci piace.
Il concerto di Dave Matthews invece parte in sordina, con canzoni come Proudest monkey e Satellite (le mie preferite,e giù a piangere),passando per canzoni tirate dell'ultimo album, per passare ai grandi classici, e finendo con cover dei Talking Heads.
Continua con canzoni tirate, trascinate per minuti e minuti con la consapevolezza e la sicurezza che non stancheranno mai il pubblico, suonate con un aliena allegria che pochi gruppi si possono permettere. Ad esempio ogni volta che finiva la canzone il batterista (Carter) e Dave Matthews si scambiavano il pugno, ridendo e scherzando. E questa loro voglia di suonare si trasmetteva al pubblico. Una delle cose più inquietanti è di sicuro il rapporto tra batterista e pubblico, una sorta di idolatria, giustificata dal fatto che Carter è probabilmente uno dei batteristi da band più completi che ci possa essere, e aldilà della tecnica indiscutibile ha un modo di interagire con in pubblico mai visto da parte di un batterista.Poi dove si trova un batterista che suona, canta, mangia big bubble facendo il tutto ridendo e parlando con gli altri e non contento mandando baci al pubblico.
Insomma, tre ore di concerto non sono facili da descrivere, io ci ho provato. Le cose che ho scritto sono sicuramente le cose che saltano agli occhi istantaneamente, spero che il loro pubblico si estenda anche in europa perché sono una band storica degli anni 90, ma che purtroppo ha fatto sentire il suo peso solo in America.

Questo e quanto, al prossimo aggiornamento, spero il più presto possibile. A presto
:)


venerdì 19 febbraio 2010

Just a phase

Com'è giusto che sia, mi devo prendere un bel raffreddore prima di partire.
La cosa l'avevo messa in conto perché è ovvio che mi ammali nei momenti meno opportuni.
Sperando che il malanno non si trasformi in qualcosa di più grave, si vivono i giorni dell'attesa per il concerto nei modi più variegati possibili che a volte spezzano il grigiore di queste giornate.
Dai due giorni passati a tirarci palle di neve (con tentativi di assideramento delle mani,come se non mi servissero), all'ennesimo soprammobile rotto (ultimamente i soprammobili hanno fondato un sindacato perché quando ci sono io nelle vicinanze la situazione si fa sempre insostenibile),passando per le figure di merda fatte al conservatorio finendo alle improvvisate jazz con vecchie conoscenze.

I giorni passano cosi, con mille cose da fare, il più delle volte con il basso in spalla, o con il contrabbasso incollato al petto stando in piedi ore, tutto intervallato da ore passate con le cuffie nelle orecchie.
Correre da una parte all'altra mi permette di non fermarmi, quando ci sono i piccoli momenti in cui ci si ferma è sempre tragica.
Fermarsi vuol dire tornare a casa e accendere il pc, oppure passare un sabato monotono, dove tutti i tuoi amici sono occupati a limonarsi la propria metà.
Sono cose che succedono, è una fase un po' strana, dove anche quando ti senti in compagnia ti senti un po' solo...
Spero che sia una breve parentesi...per essere in tema posto una canzone di un gruppo davvero con i testicoli che toccano terra (scusate il francesismo ma è cosi).

Alla prossima, quando torno da Milano farò un post per il concerto...